Quando nasce il panettone e perché si chiama così

Quando nasce il panettone e perché si chiama così.

Il panettone, dolce tradizionale di origine milanese, poi diventato tipico in tutta Italia durante il periodo delle feste natalizie, non può mancare sulle nostre tavole tra brindisi e regali. Ma ci siamo mai chiesti quando nasce il panettone e perché si chiama così?

Andrea Ghiglia ed Elisa Griseri, fondatori della panetteria Antichi Sapori a Carrù e Mondovì.

Noi siamo Elisa Griseri e Andrea Ghiglia, fondatori della panetteria Antichi Sapori a Carrù e Mondovì (CN). Dal 2018 produciamo i nostri panettoni artigianali in sette gusti diversi, con ingredienti naturali e in numero limitato, per realizzarli uno a uno con attenzione e cura.

In questo articolo vogliamo portarti alla scoperta delle origini del panettone, tra leggende antichissime e versi di poeti, quando ancora la sua forma non era come la conosciamo oggi, eppure chiunque aveva già l’acquolina in bocca solo a sentirlo nominare. Iniziamo?

3 leggende sul panettone

Se vogliamo approfondire quando nasce il panettone e perché si chiama così, immancabilmente dovremo conoscere le tre leggende sul panettone più famose.

La leggenda di Suor Ughetta

Questa leggenda racconta la storia di Suor Ughetta, che con le sue consorelle abitava in un convento in condizioni di estrema povertà. Per rendere il giorno di Natale un po’ più dolce e leggero, provò a unire all’impasto del pane uova, canditi, uvetta e zucchero. Prima di metterlo in forno decise di imprimerci sopra una croce e benedirlo.
 
Una volta cotto e sfornato era così buono che si sparse la voce e i milanesi accorsero al convento per comprarlo. Con i soldi ricavati dalla vendita Suor Ughetta salvò le sue consorelle dalla povertà.

La leggenda di Messer Ulivo degli Atellani e Algisa

Messer Ulivo degli Atellani, falconiere, si innamorò perdutamente della figlia del fornaio Toni, Algisa. Per via delle diverse classi sociali era molto difficile incontrarla, così decise farsi assumere alla panetteria come garzone. Volendo farsi notare dalla bellissima giovane, provò a inventare un nuovo dolce per incrementare le vendite e stupirla.

Scelse la farina più buona e genuina del mulino e poi la impastò con uova, burro, miele e uva sultanina. Quando sfornò, quel pane dolce riscosse subito un grande successo. Così poco tempo dopo Ulivo e Algisa convolarono a nozze.

Fase di impasto dei nostri panettoni artigianali Antichi Sapori.

La leggenda del cuoco di Ludovico Il Moro

Siamo alla corte degli Sforza, i signori di Milano, e per il pranzo di Natale Ludovico il Moro chiede al suo cuoco di preparare un banchetto di Natale coi fiocchi, a cui saranno invitati tutti i nobili più importanti. Il cuoco si mette all’opera, ma preso dalle mille faccende, dimentica il dolce nel forno e lo brucia irrimediabilmente.

Vedendo il cuoco disperato e preso dal panico, un giovane sguattero, Toni, gli si avvicina e  dice: “Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamani ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola”. 

Non avendo altra soluzione il cuoco decide di servire quel dolce. All’assaggio tutti gli ospiti ne rimangono entusiasti, tanto che Ludovico il Moro lo chiama per sapere il nome di quella prelibatezza. Il cuoco risponde: “L’è ‘l pan dal Tögn”, ovvero il pane di Toni. Ecco perché il panettone si chiama così.

Conosci tutte le curiosità su come servire il panettone?

La storia del panettone

Al di là delle leggende sul panettone, ci sono delle testimonianze storiche, dei documenti scritti che ne attestano l’esistenza, sin dal Medioevo. Certo non esattamente nella forma in cui lo conosciamo oggi.

Infatti le antenate del panettone sembrano essere delle focacce basse con uvetta sultanina nell’impasto. Poi si è passati ai cosiddetti “pani grossi” citati anche da Pietro Verri nella sua “Storia di Milano”. Il filosofo scrive: “Il giorno del Santo Natale i padri di famiglia distribuivano, sin d’allora, i denari; acciò tutti potessero divertirsi giuocando. Si usavano in quei giorni dei pani grandi; e si ponevano sulla mensa anitre e carni di maiale; come anche oggidì il popolo costuma di fare“.

L’attestazione più antica ritrovata è del Collegio Borromeo di Pavia che, in un registro delle spese del 1599, elenca gli ingredienti per realizzare tredici pani grossi per un pranzo di Natale. Cinque libbre di burro, due libbre di uvetta e tre once di spezie.

La parola “Panaton” compare, invece, nel primo dizionario milanese-italiano del 1606 e poi nel 1839, sempre in un dizionario come “Panaton e Panatton de Natal”, ovvero un un pane di frumento con burro, uova, zucchero e uva sultanina.

La prima ricetta su carta stampata, “Pasta per far panatoni”, risale al 1853 e compare sul manuale di cucina “Nuovo cuoco milanese economico” di Giovanni Felice Luraschi.

Una fase di produzione dei nostri panettoni artigianali Antichi Sapori.

Il panettone nel Novecento

Non possiamo sapere con certezza chi ha inventato il panettone sin dalle sue origini, ma di certo sappiamo che il dolce natalizio così come lo intendiamo oggi è nato nel 1919 dalle visionarie capacità di Angelo Motta, proprietario della nota azienda alimentare. 

Del panettone ne elogiarono la bontà e il grande pregio di piacere a tutti anche il poeta Pastori, che nel 1945 lo citò in una delle sue poesie, e il grande pasticcere dell’epoca Giuseppe Ciocca, esperto in materia.

Adesso che sappiamo quando nasce il panettone e perché si chiama così, non resta che assaggiarlo. Vai allo shop e scegli il tuo preferito o regalalo a chi vuoi bene.